New York, estate 2003
la
corda di basso
rido!
ho
trovato una corda di basso stamattina difronte al Blue Note
brillava
al sole spezzata
non
ho potuto che prenderla
e
afferratala per le estremità ho visto in una frazione di secondo
la
sua ombra disegnare sul grigio asfalto un simbolo di morte di fianco al mio
capo
il
mio cuore ha sussultato per un attimo
e
ho realizzato in quell'istante che era tempo di staccare
di
fermare un processo, per un pò
il
corpo fisico gridava pietà, pace, riposo
adoro
le corde e gli strumenti a corda
chissà
quali dita l'hanno fatta vibrare e quali impulsi le hanno guidate
è
ancora viva, porta l'energia dell'essere che l'ha animata ieri notte
per
l'ultima volta
il
suo sudore misto a sudiciume, le sue cellule, frammenti di pelle e di unghie
forse
di un nerone di Harlem incazzato nero
di
rientro a casa dentro la sub camminavo le mani in tasca guardando a terra
immersa
dentro
un
piede dopo l'altro
uno
avanti all'altro
seguendo
la linea di unione di due grandi lastre di pietra
come
un equilibrista
che
cammina su una corda sottile
il
baratro sotto
c'era
un messaggio
che
andavo bramando
senza
sosta
poi
un cancello
davanti
a cui mi sono dovuta fermare
immobile,
un piede allineato davanti all'altro
poi
un sorriso è esploso dentro illuminando e scaldando questa mia anima
ho
realizzato
l'equilibrio
è tutta una questione di focus
e
per i bravi e gli aspiranti la regola è
ovvia
ovvia
e va bene
ora,
ingorda e stronza dissacratrice, mi chiedo
è
possibile riuscire a mantenere l'equilibrio
focalizzando
con la stessa intensità e allo stesso momento
l'oggetto
e ciò che c'è intorno ad esso?
il
finito e l'infinito?
senza
prospettiva?
flat
uno
è
possibile?
senza
cadere, senza morire, senza impazzire?
Stefania Calabrese
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