New
York, 29 Novembre 2005. Sera.
Il
mio tenero amico.
Conversazione
d'amore fra una donna e un fiore.
Un
vecchio Barbarossa muore oggi inchinandosi felice alla vita.
È
un inchino di pioggia d'oro polline
che
magicamente tende al tenero verde di giovanissime foglie
ancora sporche di terra.
ancora sporche di terra.
Un fiore, un tempo non lontano di fattezze perfette,
rosso
carnoso di velluto traslucente a tratti,
generosa cascata
di polvere su turgidi petali
tempestati di giallo, speranza di vita,
un'altra
vita, ancora, forse,
per
ripetere la magia dell'amore
che
è vita, che è morte.
Oggi
il mio giovane amico mi ha parlato ancora.
Mi
ha raccontato del ciclo della vita.
Con
una bellezza e una dolcezza che hanno mosso corde profonde.
Una
voce sensuale e ferma, un sussurrio sicuro di chi sa e vuole dare.
Un
invito all'ascolto, una mano tesa. Un sorriso.
Arabeschi
di forme e colori
giochi
di ombre e contrasti in armonia perfetta
in
continuo evolversi
di
vita che tende alla morte
di
morte che tende alla vita
in
una unica danza, un solo percorso, un solo binario
che
scherzoso si rincorre per chiudere
il
Cerchio
©Stefania
Supriya Calabrese
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