Friday, June 13, 2014

Bisbigli d’amore in una notte d’estate incantata


Beacon, New York, Estate 2008


Bisbigli d’amore in una notte d’estate incantata


La Luna.

Ieri l'ho vista spuntare dai monti, palla rosso arancio
pareva di carbone ardente a momenti ravvivato
dalla brezza notturna.

Poi arrampicarsi sul cielo della notte, velata a tratti
sembrava giocasse a nascondino con le nuvole
incipriata di leggera foschia estiva
calda morbida e sorridente nelle sue metamorfosi cromatiche di sogno.

Man mano che saliva mi raccontava di te e del vostro incontro amoroso poco prima laggiù da un'altra parte del globo nel Bel Paese.

Mi ha detto della tua bellezza e del tuo calore,
della tua freschezza e dell'amore per la vita che ti porti dentro con grande dignità.

Mi ha anche rivelato del tuo amore per me e del mio per te
mentre palleggiava leggera e spensierata lassù
in un cielo languido e sonnacchioso d'estate newyorkese.

Leggera, dolce, serena.

Lei sa…




Stefania Calabrese

La mia luna. Autoritratto in parole

                                        La mia luna. Autoritratto in parole


Stefania Supriya Calabrese

Luna


New York, estate 2009


luna

finestra nell'universo
invito nell'infinito mistero

sovrana incontestata della notte 
mai sola

complice delle umane vicende
preziosamente vestita della mutevole luce riflessa in ciascuno di noi 
che giocosamente ami rubare 
e poi restituire
impreziosita di magia e mistero
a chi ha occhi e cuore per venirti a cercare
a chi pazientemente ti aspetta 
nel tuo ciclo perpetuo

carezza di speranza
culla dell'animo bambino
respiro profondo negli abissi dell'infinito 
preziosa conferma di mondi lontani e sconosciuti
dimensioni aspaziali e atemporali

messaggera pronta e fedele 
generoso intreccio di vite

essenza del sinuoso femmineo
tonda perfezione 
viso curioso
occhio profondo
guancia gentile
morbido seno  
vellutato capezzolo 
fianco generoso
mollemente 
abbandonato
sospeso
nel nulla
nel tutto




Stefania Calabrese



Thursday, June 12, 2014

Un silenzio strano scorre


New York, 30 ottobre 2003




un silenzio strano scorre


la metrpolitana è un posto strano
molto particolare per me
lì sotto sei sempre solo
col tuo piccolo fardello di piccola vita
avvolto nel tuo piccolo spazio
chiuso ermeticamente all'altrui

c'è un silenzio strano che appartiene solo a quel perimetro che ti separa dal resto
scorre giù lungo quel sottile budello e poi su fino a chiudere il cerchio

e scorre nitido impietoso non curante di te, della tua paura
o della tua stanchezza o della tua debolezza
e tu sei dentro dentro fino a perdere la sensazione del corpo fisico
un'energia fortissima mista a paura si sviluppa dal plesso fino alle estremità 
che cominciano a pulsare
e diventi leggera sempre più leggera
la tua capacità di comprensione si dilata

è così che ti senti ora ed è bellissimo
che cos'è amore?

ti piace allora concentrarti sulle fessure
entrare dentro a quel lungo buio o a quella linea di luce 
e viaggire sviluppare, perderti

non vivremo a lungo, non così, non in questo meraviglioso tempio 
miracolo del mondo fisico

che cosè?
sono dentro o fuori?

sono dentro sono fuori
sono amore in embrione

fermati a guardare la luna tutte le volte che puoi
sbrana ogni singolo istante

ti giuro
che mai più mi tradirò 



Stefania Calabrese




“Oggi è passata una stella”


New York, 4 Febbraio 2005


“Oggi è passata una stella”



oggi tutto è grigio e mesto
nella camera acustica del cuore
suoni rimbalzano morbidamente
quasi a rallentatore
lasciando scie echi che si incrociano si confondono

nero a tratti
da una gola stretta si apre uno spazio pare infinito
dove niente rimbalza
è e basta
netto fottutamente nitido
affilato coltello che affonda in un tenero facile tessuto
e arriva diritto al cuore

vedo onde tranquille e regolari
percorrere parallele il quadro della vita
io su un'isola
dal cuore articolo sorde parole
che rimbombando filano e spaccano preziosi cristalli

oggi non sono qui
un messaggio mi ha riportata nel passato
e dal passato al buio
dal buio al desiderio di sparire svanire esplodere disintegrarmi

e dal buio ancora nel buio
fino alle radici del male
in fondo al cuore

quant'è profondo
sembra non finire mai
e va va giù nell'abisso del male del dolore
forse è vero nasciamo con un peccato originale
una bua nera e minacciosa che non ci abbandona mai

cerco colore dove colore non può essere
no non cerco colore
perchè oggi è nel buio che sono
senza possibilità di fuggire via
forse vedere i suoi occhi sui miei ancora una volta soltanto
di colui che fu un uomo un tempo
calde mani teneri occhi dove l'amore esplodeva ogni volta irradiando di luce e calore tutt'intorno

forse sentire ancora una volta la sua voce dirmi
'oggi è passata una stella'
nel suo penultimo giorno di vita, in cui il ricordo si ferma fotografando tratti del viso
dettagli di attimi preziosi gesti pause odori colori sensazioni
con quel suo sorriso per me solo per me quella mattina
col profondo livello di comprensione che avevi del mio essere
potevi arrivare fino in fondo forse proprio fino a qui dove sono oggi 
dove sono ora
con te stretto al cuore
padre

le anime si attirano giocano si uniscono
la mia per sempre alla tua
in te riconosco e capisco me
pure nella nostra profonda diversità
la tua bellezza mi ispira
il tuo amore mi illumina e mi riscalda
la tua semplicità mi culla
la tua poesia mi commuove
il tuo sorriso mi accarezza
la tua tenerezza scioglie questo cuore

ci ritroveremo e ci riconosceremo dentro ad altri corpi
in attesa di risentire il calore delle tue mani
da quest'isola
ti mando un grido sordo di dolore
e di aiuto

la tua stella
Stefania


Stefania Calabrese

La Traviata



New York, Central Park,  August  2006


La Traviata


Yesterday. Beautiful night. Gorgeous colors in the summery New York sky in continuous transformation which aims smoothly, softly, sweetly to the dark of the night. 
It is a bow. The day that dies and bows to the night which breaks through, bringing with itself the magic of the stars, the little tiny windows, which open in the dark dark blue. It makes you wonder, and travel, and wish to break those borders, to solve that mystery.
Is it possible in this reality we think we are living? Body, mind, and soul.
I don’t think it is possible to catch the whole picture until we solve the dialectics within. Is this what life is all about? Reaching as close as we can toward that border, being aware though, that we will never touch it, and break it through?
A vague sensation remains though, of an ancient knowledge, a consciousness of the entire-whole-tutto. Yes, I think I forgot about it. Plato wrote about it. An ancient remembrance, that’s there and tickles us, continuously. 

Yesterday. Many people lying on the grass. So many heads, thoughts, and emotions intertwining all together. The faint light of candles illuminated unknown faces, lives.

A thought, sharp and clear, naked and simple as an apple, suddenly flashed:
They’ll all die. We’ll all die. Soon.

Yesterday. A busy stage lighted in the night, crossed by big, dark lines of a gate:
The picture.

While the light was changing, revealing marvelous tonalities of pink, yellow, and blue, 
I realized that I was watching the stage through a gate, the only one, a small one, in a vast field! So, I widened my view, as one easily does with a camera, and the gate appeared as it really was, like a little thing, on the side of the picture. 

The sky was immense. The stage, free. 


Stefania Calabrese

La straniera


New York , 13-18 Gennaio, 2004

la straniera


l’appuntamento con la vita da straniera in casa continua
ma forse è inevitabile per certe persone
fa parte del loro bagaglio genetico
non c'è un gran che da scegliere
mh la scelta

possono fare finta e nascondersi e abbassare la fiamma
a volte fino a farla morire
ma se non mentono allora bruciano

mi domando se è una casa davvero che vado cercando
ma poi cos'è casa? che cos'è?
e dov'è e com'è
casa home domo domenica il giorno del riposo il posto in cui si riposa.

home is the glove that fits you
e nessuno può dirti qual'è dov'è com'è quand'è
sei sola in quel processo, in tutti i processi,
no non sei sola, sei in silenzio, come nell'atto del morire
mobile  informe  mutevole   
non c'è riposo perchè la veglia è costante anche nel sonno
la fiamma dell'attenzione è sempre accesa, e brucia,
tutte le porte sono aperte, spalancate
tutto è osservato analizzato e rimbalzato 
continuamente dinamicamente
abbracciato con amore 
e non c'è una fine -no end

se non mentono allora ardono
ho riconosciuto quel fuoco nei tuoi occhi uomo
in un luogo senza spazio nè tempo, senza iniziali, minuscole e maiuscole,
e ne ho ritagliato i contorni per ricavarne uno specchio in cui poter riconoscere riflessa la mia anima

alimentalo quel fuoco
e proteggilo, è prezioso

dovunque sia


Stefania Calabrese

Chanson du mois de mai. La canzone del mese di maggio. Jacques Prevert



Chanson du mois de mai                  

L'âne le roi et moi                                    
Nous serons morts demain                    
L'âne de faim                                            
Le roi d'ennui                                            
Et moi d'amour                                          


Un doigt de craie                                      
Sur l'ardoise des jours                            
Trace nos noms                                        
Et le vent dans les peupliers                  
Nous nomme                                              
Ane Roi Homme                                       

Soleil de Chiffon noir                              
Déjà nos noms sont effacés                    
Eau fraîche des Herbages                        
Sables des Sabliers                                    
Rose du Rosier rouge                            
Chemin des Écoliers                                  


L'âne le roi et moi                                     
Nous serons morts demain                       
L'âne de faim                                            
Le roi d'ennui                                            
Et moi d'amour                                         
Au mois de mai                                         

La vie est une cerise                               
La mort est un noyau                             
L'amour un cerisier.                                  



Jacques Prevert





La canzone del mese di maggio 


Io l'asino il re
Saremo morti domani
L'asino di fame
Di noia il re
E io d'amore

Un dito di creta
Sull'ardesia dei giorni
Traccia i nostri nomi
E il vento tra i pioppi
Ci chiama
Asino Uomo Re
Sole di nero Chiffon
I nostri nomi son già cancellati
Acqua fresca degli Erbaggi
Sabbia delle Clessidre
Rosa del rosso Rosaio 
Cammino degli scolari
Io l'asino e il re 
Saremo morti domani 
L'asino di fame
Di noia il re
E io d'amore
Nel mese di maggio
È una ciliegia la vita
È un nocciolo la morte
Un ciliegio l'amore. 


Jacques Prevert


La corda di basso - Evoluzioni


New York 16 Aprile 2004, notte fonda

la corda di basso - evoluzioni 


oggi ti ho ripercorsa corda
da un'estremità all'altra ho riveduto in una mezz'ora la mia vita
questo percorso che mi tiene così lontana e così dentro
ti ho appesa sul muro il giorno che sei tornata qui, a me
dopo una lunga separazione

come mi piaci sinuoso metallo su quella superficie sporca
mi hai parlato e continui a farlo ogni giorno
da quel giorno di mattina presto pieno di sole
di quasi un anno fa a West Third

che hai capito allora?
un anno è passato, e allora?
hai placato in qualche modo quel processo, hai dovuto
e ora dove sei?

sei forte più che mai e senti che questo va a salire
la tua forza sta crescendo
sei in equilibrio ora
facile, ovvio

sei focalizzata sulla corda, sui tuoi passi, uno avanti all'altro
che brava, come gli asini, brava
tenendo sì presente il baratro sotto e lo spazio infinito sopra e di lato
ma il fuoco non ha lo stesso grado
oltre il tuo passo tutto è sfocato e indistinto
c'è la dialettica di sempre, i livelli sono separati
il tempo e lo spazio hanno un senso

e tu chi sei?
che cazzo sei in tutto ciò?
cos'è questo movimento dentro e fuori che ti agita senza sosta
che ti guida?

hai lasciato il volante di questa macchina
non sei più tu a guidare
va al di là di te, è più forte
e ti porta pericolosamente meravigliosamente con sè nelle sue evoluzioni
nella luce e nelle tenebre
nel cielo e nella terra
nel finito e lungo quella linea di confine dell'infinito
che profuma e suona per te armonie irresistibili

è lì che viaggi ora
col cappotto però ora
forse sei forte abbastanza per spogliartene ancora
lo sarai comunque, se non è ora

e allora mangia tanto e buono

a gennaio 2003 ho sognato che mi sarei sposata a fine febbraio
si tratta di un matrimonio spirituale
il matrimonio è avvenuto ed è stato fortissimo, ho letteralmente cambiato pelle 
e l'involucro che mi separa dal resto, dal finito a dall'infinito, è sottilissimo, quasi impalpabile

e come un fluido mi muovo per osmosi da una sponda all'altra
passando trapassando quella linea continuamente pericolosamente
cercando disperatamente di acquistare equlilibrio
cercando disperatamente di perderlo

oggi è uno di quei giorni in cui tutto è così vicino, si curva, si inchina e mi abbraccia, con amore
e io non posso che abbandonarmi in questo abbraccio e perdermi in esso
fino a non capire più chi sono, dove sono, dove disegnarmi, e come
e questo mi spaventa terribilmente
mi sembra di impazzire senza le mie stupide coordinate

bene, è ciò che andavo e vado cercando: scomparire
per lasciare spazio solo alla bellezza, all'amore che è armonia

dovrebbe essere solo e unicamente esso il motore a muovere ogni nostra azione, pensiero, sentimento
fino a prendere totale possesso di quel perimetro che ci piace tanto disegnare
e nel quale ci riconosciamo, ci rifugiamo,
e in cui inevitabilmente ammuffiamo, marciamo

perchè ci fa tanta paura abbandonarci all'amore? danzare insieme a questo respiro universale? perchè?



Stefania Calabrese

La corda di basso


New York, estate 2003

la corda di basso


rido!

ho trovato una corda di basso stamattina difronte al Blue Note
brillava al sole spezzata
non ho potuto che prenderla
e afferratala per le estremità ho visto in una frazione di secondo
la sua ombra disegnare sul grigio asfalto un simbolo di morte di fianco al mio capo
il mio cuore ha sussultato per un attimo
e ho realizzato in quell'istante che era tempo di staccare
di fermare un processo, per un pò
il corpo fisico gridava pietà, pace, riposo

adoro le corde e gli strumenti a corda
chissà quali dita l'hanno fatta vibrare e quali impulsi le hanno guidate
è ancora viva, porta l'energia dell'essere che l'ha animata ieri notte
per l'ultima volta
il suo sudore misto a sudiciume, le sue cellule, frammenti di pelle e di unghie
forse di un nerone di Harlem incazzato nero

di rientro a casa dentro la sub camminavo le mani in tasca guardando a terra
immersa dentro
un piede dopo l'altro
uno avanti all'altro
seguendo la linea di unione di due grandi lastre di pietra
come un equilibrista
che cammina su una corda sottile
il baratro sotto

c'era un messaggio
che andavo bramando
senza sosta

poi un cancello
davanti a cui mi sono dovuta fermare
immobile, un piede allineato davanti all'altro
poi un sorriso è esploso dentro illuminando e scaldando questa mia anima

ho realizzato
l'equilibrio è tutta una questione di focus
e per i bravi e gli aspiranti la regola è
ovvia

e va bene

ora, ingorda e stronza dissacratrice, mi chiedo
è possibile riuscire a mantenere l'equilibrio
focalizzando con la stessa intensità e allo stesso momento
l'oggetto e ciò che c'è intorno ad esso?
il finito e l'infinito?
senza prospettiva?
flat uno
è possibile?
senza cadere, senza morire, senza impazzire?


Stefania Calabrese

Il mio tenero amico



New York, 29 Novembre 2005. Sera.


Il mio tenero amico.
Conversazione d'amore fra una donna e un fiore.


Un vecchio Barbarossa muore oggi inchinandosi felice alla vita.
È un inchino di pioggia d'oro polline
che magicamente tende al tenero verde di giovanissime foglie 
ancora sporche di terra.

Un fiore, un tempo non lontano di fattezze perfette,
rosso carnoso di velluto traslucente a tratti,
generosa cascata di polvere su turgidi petali 
tempestati di giallo, speranza di vita,
un'altra vita, ancora, forse,
per ripetere la magia dell'amore
che è vita, che è morte.

Oggi il mio giovane amico mi ha parlato ancora.
Mi ha raccontato del ciclo della vita.
Con una bellezza e una dolcezza che hanno mosso corde profonde.
Una voce sensuale e ferma, un sussurrio sicuro di chi sa e vuole dare.
Un invito all'ascolto, una mano tesa. Un sorriso.

Arabeschi di forme e colori
giochi di ombre e contrasti in armonia perfetta
in continuo evolversi
di vita che tende alla morte
di morte che tende alla vita
in una unica danza, un solo percorso, un solo binario
che scherzoso si rincorre per chiudere
il Cerchio
  

   
           ©Stefania Supriya Calabrese