Sunday, June 29, 2014
Friday, June 13, 2014
Bisbigli d’amore in una notte d’estate incantata
Beacon, New York, Estate 2008
Bisbigli d’amore in una notte d’estate incantata
La Luna.
Ieri l'ho vista spuntare dai monti, palla rosso arancio
pareva di carbone ardente a momenti ravvivato
dalla brezza notturna.
Poi arrampicarsi sul cielo della notte, velata a tratti
sembrava giocasse a nascondino con le nuvole
incipriata di leggera foschia estiva
calda morbida e sorridente nelle sue metamorfosi cromatiche
di sogno.
Man mano che saliva mi raccontava di te e del vostro incontro
amoroso poco prima laggiù da un'altra parte del globo nel Bel Paese.
Mi ha detto della tua bellezza e del tuo calore,
della tua freschezza e dell'amore per la vita che ti porti
dentro con grande dignità.
Mi ha anche rivelato del tuo amore per me e del mio per te
mentre palleggiava leggera e spensierata lassù
in un cielo languido e sonnacchioso d'estate newyorkese.
Leggera, dolce, serena.
Lei sa…
Luna
New York, estate 2009
luna
finestra
nell'universo
invito nell'infinito mistero
sovrana
incontestata della notte
mai sola
complice delle
umane vicende
preziosamente vestita
della mutevole luce riflessa in ciascuno di noi
che giocosamente
ami rubare
e poi restituire
e poi restituire
impreziosita di
magia e mistero
a chi ha occhi e
cuore per venirti a cercare
a chi
pazientemente ti aspetta
nel tuo ciclo
perpetuo
carezza di
speranza
culla dell'animo
bambino
respiro profondo
negli abissi dell'infinito
preziosa
conferma di mondi lontani e sconosciuti
dimensioni
aspaziali e atemporali
messaggera
pronta e fedele
generoso
intreccio di vite
essenza del
sinuoso femmineo
tonda
perfezione
viso curioso
occhio profondo
guancia gentile
morbido
seno
vellutato capezzolo
fianco generoso
mollemente
abbandonato
sospeso
nel nulla
nel tutto
Stefania
Calabrese
Thursday, June 12, 2014
Un silenzio strano scorre
New York, 30 ottobre 2003
un silenzio
strano scorre
la metrpolitana
è un posto strano
molto
particolare per me
lì sotto sei
sempre solo
col tuo piccolo
fardello di piccola vita
avvolto nel tuo
piccolo spazio
chiuso
ermeticamente all'altrui
c'è un silenzio
strano che appartiene solo a quel perimetro che ti separa dal resto
scorre giù lungo
quel sottile budello e poi su fino a chiudere il cerchio
e scorre nitido
impietoso non curante di te, della tua paura
o della tua
stanchezza o della tua debolezza
e tu sei dentro
dentro fino a perdere la sensazione del corpo fisico
un'energia
fortissima mista a paura si sviluppa dal plesso fino alle estremità
che cominciano a pulsare
che cominciano a pulsare
e diventi
leggera sempre più leggera
la tua capacità
di comprensione si dilata
è così che ti
senti ora ed è bellissimo
che cos'è amore?
ti piace allora
concentrarti sulle fessure
entrare dentro a
quel lungo buio o a quella linea di luce
e viaggire
sviluppare, perderti
non vivremo a
lungo, non così, non in questo meraviglioso tempio
miracolo del mondo fisico
miracolo del mondo fisico
che cosè?
sono dentro o
fuori?
sono dentro sono
fuori
sono amore in
embrione
fermati a
guardare la luna tutte le volte che puoi
sbrana ogni
singolo istante
ti giuro
che mai più mi
tradirò
Stefania Calabrese
“Oggi è passata una stella”
New York, 4 Febbraio 2005
“Oggi è passata una stella”
oggi
tutto è grigio e mesto
nella
camera acustica del cuore
suoni
rimbalzano morbidamente
quasi
a rallentatore
lasciando
scie echi che si incrociano si confondono
nero
a tratti
da
una gola stretta si apre uno spazio pare infinito
dove
niente rimbalza
è
e basta
netto
fottutamente nitido
affilato
coltello che affonda in un tenero facile tessuto
e
arriva diritto al cuore
vedo
onde tranquille e regolari
percorrere
parallele il quadro della vita
io
su un'isola
dal
cuore articolo sorde parole
che
rimbombando filano e spaccano preziosi cristalli
oggi
non sono qui
un
messaggio mi ha riportata nel passato
e
dal passato al buio
dal
buio al desiderio di sparire svanire esplodere disintegrarmi
e
dal buio ancora nel buio
fino
alle radici del male
in
fondo al cuore
quant'è
profondo
sembra
non finire mai
e
va va giù nell'abisso del male del dolore
forse
è vero nasciamo con un peccato originale
una
bua nera e minacciosa che non ci abbandona mai
cerco
colore dove colore non può essere
no
non cerco colore
perchè
oggi è nel buio che sono
senza
possibilità di fuggire via
forse
vedere i suoi occhi sui miei ancora una volta soltanto
di
colui che fu un uomo un tempo
calde
mani teneri occhi dove l'amore esplodeva ogni volta irradiando di luce e calore
tutt'intorno
forse
sentire ancora una volta la sua voce dirmi
'oggi
è passata una stella'
nel
suo penultimo giorno di vita, in cui il ricordo si ferma fotografando tratti
del viso
dettagli
di attimi preziosi gesti pause odori colori sensazioni
con
quel suo sorriso per me solo per me quella mattina
col
profondo livello di comprensione che avevi del mio essere
potevi
arrivare fino in fondo forse proprio fino a qui dove sono oggi
dove sono ora
dove sono ora
con
te stretto al cuore
padre
le
anime si attirano giocano si uniscono
la
mia per sempre alla tua
in
te riconosco e capisco me
pure
nella nostra profonda diversità
la
tua bellezza mi ispira
il
tuo amore mi illumina e mi riscalda
la
tua semplicità mi culla
la
tua poesia mi commuove
il
tuo sorriso mi accarezza
la
tua tenerezza scioglie questo cuore
ci
ritroveremo e ci riconosceremo dentro ad altri corpi
in
attesa di risentire il calore delle tue mani
da
quest'isola
ti
mando un grido sordo di dolore
e
di aiuto
la tua stella
Stefania
la tua stella
Stefania
Stefania Calabrese
La Traviata
New York, Central Park, August 2006
La Traviata
Yesterday. Beautiful night. Gorgeous colors in the summery New York sky in continuous transformation which aims smoothly, softly, sweetly to the dark of the night.
It is a bow. The day that dies and bows to the night which breaks through, bringing with itself the magic of the stars, the little tiny windows, which open in the dark dark blue. It makes you wonder, and travel, and wish to break those borders, to solve that mystery.
Is it possible in this reality we think we are living? Body, mind, and soul.
I don’t think it is possible to catch the whole picture until we solve the dialectics within. Is this what life is all about? Reaching as close as we can toward that border, being aware though, that we will never touch it, and break it through?
A vague sensation remains though, of an ancient knowledge, a consciousness of the entire-whole-tutto. Yes, I think I forgot about it. Plato wrote about it. An ancient remembrance, that’s there and tickles us, continuously.
Yesterday. Many people lying on the grass. So many heads, thoughts, and emotions intertwining all together. The faint light of candles illuminated unknown faces, lives.
A thought, sharp and clear, naked and simple as an apple, suddenly flashed:
They’ll all die. We’ll all die. Soon.
Yesterday. A busy stage lighted in the night, crossed by big, dark lines of a gate:
The picture.
While the light was changing, revealing marvelous tonalities of pink, yellow, and blue,
I realized that I was watching the stage through a gate, the only one, a small one, in a vast field! So, I widened my view, as one easily does with a camera, and the gate appeared as it really was, like a little thing, on the side of the picture.
The sky was immense. The stage, free.
Stefania Calabrese
La straniera
New
York , 13-18 Gennaio, 2004
la
straniera
l’appuntamento
con la vita da straniera in casa continua
ma
forse è inevitabile per certe persone
fa
parte del loro bagaglio genetico
non
c'è un gran che da scegliere
mh la scelta
mh la scelta
possono
fare finta e nascondersi e abbassare la fiamma
a
volte fino a farla morire
ma
se non mentono allora bruciano
mi
domando se è una casa davvero che vado cercando
ma
poi cos'è casa? che cos'è?
e
dov'è e com'è
casa
home domo domenica il giorno del riposo il posto in cui si riposa.
home
is the glove that fits you
e
nessuno può dirti qual'è dov'è com'è quand'è
sei
sola in quel processo, in tutti i processi,
no
non sei sola, sei in silenzio, come nell'atto del morire
mobile informe mutevole
non
c'è riposo perchè la veglia è costante anche nel sonno
la
fiamma dell'attenzione è sempre accesa, e brucia,
tutte le porte sono aperte, spalancate
tutto
è osservato analizzato e rimbalzato
continuamente dinamicamente
continuamente dinamicamente
abbracciato con amore
e non c'è una fine -no end
se
non mentono allora ardono
ho
riconosciuto quel fuoco nei tuoi occhi uomo
in
un luogo senza spazio nè tempo, senza iniziali, minuscole e maiuscole,
e
ne ho ritagliato i contorni per ricavarne uno specchio in cui poter riconoscere
riflessa la mia anima
alimentalo
quel fuoco
e
proteggilo, è prezioso
dovunque
sia
Stefania Calabrese
Chanson du mois de mai. La canzone del mese di maggio. Jacques Prevert
Chanson du mois de mai
L'âne le roi et moi
Nous serons morts demain
L'âne de faim
Le roi d'ennui
Et moi d'amour
Un doigt de craie
Sur l'ardoise des jours
Trace nos noms
Et le vent dans les peupliers
Nous nomme
Ane Roi Homme
Soleil de Chiffon noir
Déjà nos noms sont effacés
Eau fraîche des Herbages
Sables des Sabliers
Rose du Rosier rouge
Chemin des Écoliers
L'âne le roi et moi
Nous serons morts demain
L'âne de faim
Le roi d'ennui
Et moi d'amour
Au mois de mai
La vie est une cerise
La mort est un noyau
L'amour un cerisier.
Nous serons morts demain
L'âne de faim
Le roi d'ennui
Et moi d'amour
Un doigt de craie
Sur l'ardoise des jours
Trace nos noms
Et le vent dans les peupliers
Nous nomme
Ane Roi Homme
Soleil de Chiffon noir
Déjà nos noms sont effacés
Eau fraîche des Herbages
Sables des Sabliers
Rose du Rosier rouge
Chemin des Écoliers
L'âne le roi et moi
Nous serons morts demain
L'âne de faim
Le roi d'ennui
Et moi d'amour
Au mois de mai
La vie est une cerise
La mort est un noyau
L'amour un cerisier.
Jacques Prevert
La canzone del mese di maggio
Io l'asino il re
Saremo morti domani
L'asino di fame
Di noia il re
E io d'amore
Un dito di creta
Sull'ardesia dei giorni
Traccia i nostri nomi
E il vento tra i pioppi
Ci chiama
Asino Uomo Re
Sull'ardesia dei giorni
Traccia i nostri nomi
E il vento tra i pioppi
Ci chiama
Asino Uomo Re
Sole di nero Chiffon
I nostri nomi son già cancellati
Acqua fresca degli Erbaggi
Sabbia delle Clessidre
Rosa del rosso Rosaio Cammino degli scolari
I nostri nomi son già cancellati
Acqua fresca degli Erbaggi
Sabbia delle Clessidre
Rosa del rosso Rosaio Cammino degli scolari
Io l'asino e il re
Saremo morti domani
L'asino di fame
Di noia il re
E io d'amore
Nel mese di maggio
Di noia il re
E io d'amore
Nel mese di maggio
È una ciliegia la vita
È un nocciolo la morte
Un ciliegio l'amore.
È un nocciolo la morte
Un ciliegio l'amore.
Jacques Prevert
La corda di basso - Evoluzioni
New York 16 Aprile 2004, notte fonda
la corda di basso - evoluzioni
oggi ti ho ripercorsa corda
da
un'estremità all'altra ho riveduto in una mezz'ora la mia vita
questo
percorso che mi tiene così lontana e così dentro
ti
ho appesa sul muro il giorno che sei tornata qui, a me
dopo
una lunga separazione
come
mi piaci sinuoso metallo su quella superficie sporca
mi
hai parlato e continui a farlo ogni giorno
da
quel giorno di mattina presto pieno di sole
di
quasi un anno fa a West Third
che
hai capito allora?
un
anno è passato, e allora?
hai
placato in qualche modo quel processo, hai dovuto
e
ora dove sei?
sei
forte più che mai e senti che questo va a salire
la
tua forza sta crescendo
sei
in equilibrio ora
facile, ovvio
sei
focalizzata sulla corda, sui tuoi passi, uno avanti all'altro
che
brava, come gli asini, brava
tenendo
sì presente il baratro sotto e lo spazio infinito sopra e di lato
ma
il fuoco non ha lo stesso grado
oltre
il tuo passo tutto è sfocato e indistinto
c'è
la dialettica di sempre, i livelli sono separati
il
tempo e lo spazio hanno un senso
e tu chi sei?
che
cazzo sei in tutto ciò?
cos'è
questo movimento dentro e fuori che ti agita senza sosta
che ti guida?
hai
lasciato il volante di questa macchina
non
sei più tu a guidare
va
al di là di te, è più forte
e
ti porta pericolosamente meravigliosamente con sè nelle sue evoluzioni
nella
luce e nelle tenebre
nel
cielo e nella terra
nel
finito e lungo quella linea di confine dell'infinito
che
profuma e suona per te armonie irresistibili
è lì che viaggi ora
col
cappotto però ora
forse
sei forte abbastanza per spogliartene ancora
lo
sarai comunque, se non è ora
e allora mangia tanto e buono
a gennaio 2003 ho sognato che mi sarei sposata a fine febbraio
si tratta di un matrimonio spirituale
si tratta di un matrimonio spirituale
il
matrimonio è avvenuto ed è stato fortissimo, ho letteralmente cambiato pelle
e l'involucro che mi separa dal resto, dal finito a dall'infinito, è sottilissimo, quasi impalpabile
e l'involucro che mi separa dal resto, dal finito a dall'infinito, è sottilissimo, quasi impalpabile
e come un fluido mi muovo per osmosi da una sponda all'altra
passando trapassando quella linea continuamente pericolosamente
cercando
disperatamente di acquistare equlilibrio
cercando
disperatamente di perderlo
oggi
è uno di quei giorni in cui tutto è così vicino, si curva, si inchina e mi
abbraccia, con amore
e
io non posso che abbandonarmi in questo abbraccio e perdermi in esso
fino
a non capire più chi sono, dove sono, dove disegnarmi, e come
e
questo mi spaventa terribilmente
mi
sembra di impazzire senza le mie stupide coordinate
bene,
è ciò che andavo e vado cercando: scomparire
per
lasciare spazio solo alla bellezza, all'amore che è armonia
dovrebbe essere solo e unicamente esso il motore a muovere ogni nostra azione,
pensiero, sentimento
fino
a prendere totale possesso di quel perimetro che ci piace tanto disegnare
e
nel quale ci riconosciamo, ci rifugiamo,
e
in cui inevitabilmente ammuffiamo, marciamo
perchè
ci fa tanta paura abbandonarci all'amore? danzare insieme a questo respiro
universale? perchè?
Stefania Calabrese
La corda di basso
New York, estate 2003
la
corda di basso
rido!
ho
trovato una corda di basso stamattina difronte al Blue Note
brillava
al sole spezzata
non
ho potuto che prenderla
e
afferratala per le estremità ho visto in una frazione di secondo
la
sua ombra disegnare sul grigio asfalto un simbolo di morte di fianco al mio
capo
il
mio cuore ha sussultato per un attimo
e
ho realizzato in quell'istante che era tempo di staccare
di
fermare un processo, per un pò
il
corpo fisico gridava pietà, pace, riposo
adoro
le corde e gli strumenti a corda
chissà
quali dita l'hanno fatta vibrare e quali impulsi le hanno guidate
è
ancora viva, porta l'energia dell'essere che l'ha animata ieri notte
per
l'ultima volta
il
suo sudore misto a sudiciume, le sue cellule, frammenti di pelle e di unghie
forse
di un nerone di Harlem incazzato nero
di
rientro a casa dentro la sub camminavo le mani in tasca guardando a terra
immersa
dentro
un
piede dopo l'altro
uno
avanti all'altro
seguendo
la linea di unione di due grandi lastre di pietra
come
un equilibrista
che
cammina su una corda sottile
il
baratro sotto
c'era
un messaggio
che
andavo bramando
senza
sosta
poi
un cancello
davanti
a cui mi sono dovuta fermare
immobile,
un piede allineato davanti all'altro
poi
un sorriso è esploso dentro illuminando e scaldando questa mia anima
ho
realizzato
l'equilibrio
è tutta una questione di focus
e
per i bravi e gli aspiranti la regola è
ovvia
ovvia
e va bene
ora,
ingorda e stronza dissacratrice, mi chiedo
è
possibile riuscire a mantenere l'equilibrio
focalizzando
con la stessa intensità e allo stesso momento
l'oggetto
e ciò che c'è intorno ad esso?
il
finito e l'infinito?
senza
prospettiva?
flat
uno
è
possibile?
senza
cadere, senza morire, senza impazzire?
Stefania Calabrese
Il mio tenero amico
New
York, 29 Novembre 2005. Sera.
Il
mio tenero amico.
Conversazione
d'amore fra una donna e un fiore.
Un
vecchio Barbarossa muore oggi inchinandosi felice alla vita.
È
un inchino di pioggia d'oro polline
che
magicamente tende al tenero verde di giovanissime foglie
ancora sporche di terra.
ancora sporche di terra.
Un fiore, un tempo non lontano di fattezze perfette,
rosso
carnoso di velluto traslucente a tratti,
generosa cascata
di polvere su turgidi petali
tempestati di giallo, speranza di vita,
un'altra
vita, ancora, forse,
per
ripetere la magia dell'amore
che
è vita, che è morte.
Oggi
il mio giovane amico mi ha parlato ancora.
Mi
ha raccontato del ciclo della vita.
Con
una bellezza e una dolcezza che hanno mosso corde profonde.
Una
voce sensuale e ferma, un sussurrio sicuro di chi sa e vuole dare.
Un
invito all'ascolto, una mano tesa. Un sorriso.
Arabeschi
di forme e colori
giochi
di ombre e contrasti in armonia perfetta
in
continuo evolversi
di
vita che tende alla morte
di
morte che tende alla vita
in
una unica danza, un solo percorso, un solo binario
che
scherzoso si rincorre per chiudere
il
Cerchio
©Stefania
Supriya Calabrese
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