Thursday, September 25, 2014

Ondos do mar_Choreography James O'Hara and Sidi Larbi Cherkaoui_Comment Ido Portal



Choreography: James O'Hara and Sidi Larbi Cherkaoui. 
Music: Micrologus.
Performed at Cross Connections Gala Copenhagen 2010



Comment by Ido Portal  

What a physical specimen. Holy-shit.
James O'hara dancing in his own collaboration with Sidi Larbi.
Take 7 min and watch. What will you see?
* Total freedom- the one you cannot buy with money.
* Real mobility. Definitely not useless flexibility. Imagine this guy doing Yoga - he will be leading the class! But now imagine a Yogi trying to do this - now you understand the difference between the two: mobility vs flexibility.
* How much gratification do you think this practice produces? A lifetime. When you are opening DOORS through your movement choices and not WINDOWS - you get big rewards, not just a glimpse of the inside without an ability to step in. James has opened many doors.
How do you get there?
You know what - I'll tell you how you don't:
1. Neutral Spine as much as possible, anything else is bringing you one step closer to injury.
2. Foam rolling - its the secret behind the mobility here, yeah.
3. Lots of static forms and practices. But then one day - you will move! Sure.
4. Only move in optimal alignment OR else. Yeah - the clip is filled with optimal alignment.
Get a dose of reality. Get a dose of movement.
Incredibly inspiring movement clip! (I am not sure about the whole thing artistically, though...)
Enjoy,
Ido 



In service,
Stefania Supriya



Andean flamingo mating dance_INSPIRING



So inspiring... Mother nature.

Smiling

SSC

My yoga anatomy teacher. What is a breath-centered practice? by Leslie Kaminoff

Lavoro, alienazione, umanità: Silvano Agosti incontra il M5S




L'imprenditore è il prenditore. L'impiegato è il piegato.

La fedeltà ha un odore orribile che nasce dall'astinenza.
L'astinenza è una delle condanne più feroci che viene proposta alla donna occidentale.

Il momento sacro della vostra vita sapete come si chiama? Io gli ho dato un nome, si chiama... è il 'now', l'adesso. L'adesso è il momento più importante della vostra vita. È qul piccolissimo spazio di immobilità in cui la lancetta dell'orologio rimane ferma prima di passare all'altro secondo. Quello lì è il 'now', che corrisponde al bosone nella materia, cioè è la parte più indivisibile del tempo. Quella è la vostra vita ragazzi, lì c'è la vostra vita. E dovete dire: "Cosa state facendo adesso? Nulla? Madonna che meraviglia! Nulla. Perchè quando voi avete conquistato il nulla, sentirete il pulsare del tutto, che è roba vostra. Oggi qualcuno di voi mi ha detto se era mio questo cinema, e io ho detto: "No, figurati, avrei perso tutto l'universo". Io sono proprietario di tutto meno questo cinema. È vostro l'universo! Tutto quello che c'è è vostro. Voi siete vostri. Non siete del parlamento o del paese. Non esiste, non esiste. Vi garantisco che voi dovete sognare un'umanità che col cinque per cento delle spese militari si è finalmente conquistata del buon cibo e un letto caldo che ci aspetta.

Grazie. Buona sera.



Discorso tipico dello schiavo - Silvano Agosti_UDITE GENTE, UDITE...



UDITE GENTE, UDITE...

Uno degli aspetti pi micidiali dell'attuale cultura  di far credere che sia l'unica cultura. E invece  semplicemente la peggiore. Beh gli esempi sono nel cuore di ogniuno. Per esempio il fatto che la gente vada a lavorare sei giorni a settimana e' la cosa piu' pezzente che si possa immaginare. Come si fa a rubare la vita agli esseri umani in cambio del cibo, del letto, della macchinetta. Mentre fino a ieri credevo che mi avessero fatto un piacere a darmi un lavoro, da oggi penso: "Pensa questi bastardi che mi stanno rubando l'unica vita che ho. Perche' non ne avro' un'altra, c'ho solo questa. E loro mi fanno andare a lavorare dalle cinque, a volte sei, volte a settimana e mi lasciano un miserabile giorno per fare cosa? Come si fa in un giorno a costruire la vita? Allora, intanto uno non deve mettere i fiorellini alla finestra della cella della quale e' prigiorniero, perche se no, anche se un giorno la porta sara' aperta, lui non vorra' uscire. Deve sempre pensare con una coscienza perfetta: "Questi stanno rubandomi la vita, in cambio di due milioni e mezzo al mese bene che vada, mentre io sono un capolavoro, il cui valore e' inenarrabile. Non capisco perche' un quandro di Van Gogh debba valere settantasette miliardi e un essere umano due milioni e mezzo al mese, bene che vada. Secondo me poi, siccome c'e' un parametro che con le nuove tecnologie i profitti sono aumentati almeno cento volte, gli orari di lavoro dovrebbero diminuire almeno dieci volte. Invece no, l'orario di lavoro e' rimasto intatto. Oggi so che mi stanno rubando il bene piu' prezioso che mi e' stato dato dalla natura. [...]

Per esempio il fatto che la gente vada a lavorare sei giorni a settimana... Certo c'ho il mitra alla nuca... lo faccio il discorso: "Meglio leccare il pavimento, o morire? Meglio leccare il pavimento". Ma quello che e' orrendo in questa cultura e' che leccare il pavimento e' diventata un'aspirazione, capisci? Ma e' mostruoso che il tipo debba andare a lavorare otto ore al giorno e debba essere pure grato a chi gli fa leccare il pavimento, capisci? Tutto cio' e' oggettivamente mostruoso. Ma laddove la coscienza produce coscienza, tutto cio' e' effettivamente mostruoso.
"Si va be', ma ormai e' irreversibile la situazione". Si, tu fai giustamente un discorso in difesa di chi ti opprime perche' e il tipico dello schiavo, no? Il vero schiavo difende il padrone mica lo combatte. Perche' il vero schiavo non è tanto quello che ha la catena al piede, quanto quello che non e' piu' capace di ammaginarsi la liberta'. [...] Perche' tutto l'occidente vive in un'area di beneficio perche' sta rubando otto decimi dei beni del resto del mondo. Quindi non e' che noi siamo in un sistema politico capace di darci la televisione, la macchina... No, e' un sistema politico che sa rubare otto decimi a tre quarti di mondo e che da' un po' di benessere a un quarto di mondo, che siamo noi. Quindi... signori miei...

O ci si sveglia

O si fa finta di dormire
O bisogna accorgersi che siete tutti morti

Wednesday, September 24, 2014

Last tango in Paris_Bernardo Bertolucci

Last Tango in Paris - Soundtrack (Deluxe Edition) - Full Album (1972-1998)

Bernardo bertolucci su ULTIMO TANGO A PARIGI, intervistato da Silvano Ag...

Last Tango in Paris - Name _Bernardo Bertolucci

The Great Dictator's Speech Charlie Chaplin_Never enough, never enough, never enough....




The Great Dictator's Speech

I’m sorry, but I don’t want to be an emperor. That’s not my business. I don’t want to rule or conquer anyone. I should like to help everyone - if possible - Jew, Gentile - black man - white. We all want to help one another. Human beings are like that. We want to live by each other’s happiness - not by each other’s misery. We don’t want to hate and despise one another. In this world there is room for everyone. And the good earth is rich and can provide for everyone. The way of life can be free and beautiful, but we have lost the way.
Greed has poisoned men’s souls, has barricaded the world with hate, has goose-stepped us into misery and bloodshed. We have developed speed, but we have shut ourselves in. Machinery that gives abundance has left us in want. Our knowledge has made us cynical. Our cleverness, hard and unkind. We think too much and feel too little. More than machinery we need humanity. More than cleverness we need kindness and gentleness. Without these qualities, life will be violent and all will be lost....
The aeroplane and the radio have brought us closer together. The very nature of these inventions cries out for the goodness in men - cries out for universal brotherhood - for the unity of us all. Even now my voice is reaching millions throughout the world - millions of despairing men, women, and little children - victims of a system that makes men torture and imprison innocent people.
To those who can hear me, I say - do not despair. The misery that is now upon us is but the passing of greed - the bitterness of men who fear the way of human progress. The hate of men will pass, and dictators die, and the power they took from the people will return to the people. And so long as men die, liberty will never perish. .....
Soldiers! don’t give yourselves to brutes - men who despise you - enslave you - who regiment your lives - tell you what to do - what to think and what to feel! Who drill you - diet you - treat you like cattle, use you as cannon fodder. Don’t give yourselves to these unnatural men - machine men with machine minds and machine hearts! You are not machines! You are not cattle! You are men! You have the love of humanity in your hearts! You don’t hate! Only the unloved hate - the unloved and the unnatural! Soldiers! Don’t fight for slavery! Fight for liberty!
In the 17th Chapter of St Luke it is written: “the Kingdom of God is within man” - not one man nor a group of men, but in all men! In you! You, the people have the power - the power to create machines. The power to create happiness! You, the people, have the power to make this life free and beautiful, to make this life a wonderful adventure.
Then - in the name of democracy - let us use that power - let us all unite. Let us fight for a new world - a decent world that will give men a chance to work - that will give youth a future and old age a security. By the promise of these things, brutes have risen to power. But they lie! They do not fulfil that promise. They never will!
Dictators free themselves but they enslave the people! Now let us fight to fulfil that promise! Let us fight to free the world - to do away with national barriers - to do away with greed, with hate and intolerance. Let us fight for a world of reason, a world where science and progress will lead to all men’s happiness. Soldiers! in the name of democracy, let us all unite!
Charlie Chaplin


Wednesday, September 17, 2014

Luigi Zoja, La morte del prossimo


Luigi Zoja, La morte del prossimo

Einaudi, 2009, p. 139.
Recensione di Antonio Castagna

Fino a trecento anni fa, circa, la società era retta da due pilastri, Dio e il prossimo. “Ama il prossimo tuo come te stesso” è l'indicazione cristiana. I due pilastri insieme costituiscono un ordine, definiscono una gerarchia. La “morte di dio”, come scrisse Nietzsche a fine '800 trascina con sé anche la crisi dell'idea di prossimo. Questa la tesi del breve e intenso testo di Luigi Zoja, psicanalista e autore apprezzato. Zoja analizza questa crisi e caduta dell'idea di prossimo, fino alla scomparsa di questi decenni, in cui è il narcisismo a prevalere, mentre l'altro, cessa di essere prossimo e diventa semplicemente il vicino, vicino magari fisicamente, ma abissalmente lontano dal punto di vista emotivo e affettivo. “Col volgere del secolo XX in secolo XXI cede in modo irrimediabile anche il secondo pilastro del comandamento: l'uomo metropolitano si sente sempre più circondato da estranei” (p. 6).

La distanza dall'altro si esprime in mille piccole azioni quotidiane a cui non prestiamo nemmeno attenzione. È sempre più raro ad esempio, condividere il cibo in uno scompartimento ferroviario. Eppure era così frequente fino a pochi decenni fa trovare una famiglia, meridionale perlopiù, che apriva i cartocci di pane, formaggio, pomodori e olive, offrendoli prima di tutto ai presenti.
La televisione ci porta a una illusione di prossimità, ci sembra di conoscere i personaggi che vediamo sul piccolo schermo, ci affezioniamo, li riconosciamo. Ma l'unica relazione possibile è di tipo unidirezionale, li ammiriamo, ma non instauriamo alcuno scambio con loro. Persino il sesso, è sempre più praticato attraverso la pornografia, possibilmente on line, possiamo guardare, ma non sentiamo l'altro, non c'è il corpo. I neuroni specchio ci permettono di sentire qualcosa che assomiglia al desiderio fisico, il che ci consente un attimo di godimento senza rischi e attriti, naturali quando hai di fronte a te un altro. Anche il culto del corpo, praticato nelle palestre, è finalizzato a specchiarsi, non ha alcun rapporto con la costruzione del mondo, come poteva essere ad esempio il culto che ne avevano i fascisti per i quali il corpo era parte di un progetto di potenza non solo individualistico.
L'alienazione, che colpiva essenzialmente l'operaio, separato dall'oggetto che produceva e dal mondo che quell'oggetto stesso contribuiva a creare, colpisce oggi anche i capitalisti, alienati anche loro dal processo produttivo. Le aziende si sono finanziarizzate, sono controllate da catene di comando lunghissime e composte spesso da scatole vuote, come la storia di Telecom Italia dimostra. Dentro le scatole non c'è nessuno prodotto, non ci sono persone. Una differenza sostanziale rispetto all'imprenditore che controllava direttamente il processo produttivo di beni e servizi.
Per l'imprenditore, il manager, l'altro non c'è più, i suoi comportamenti dunque diventano antisociali. Un questionario che misura i disturbi psicopatici, somministrato da un'equipe dell'Università del Surrey, a 39 manager di successo e a criminali e psicopatici pericolosi, ha mostrato come i manager siano sostanzialmente degli psicopatici di successo. Condividono tutte le caratteristiche patologiche con i criminali e gli psicopatici, tranne la violenza fisica, l'aggressività. Il che volendo li rende anche più pericolosi, in quanto psicopatici nascosti. Scrive Zoja, almeno il criminale cerca il prossimo, sia pure aggredendolo, lo psicopatico di successo è del tutto indifferente all'altro.
Il tentativo di eliminare l'attrito rappresentato dalla presenza dell'altro non è nuovo. Per fare la guerra, ad esempio, bisognava creare una distanza dal prossimo, ridurlo a un numero, come gli ebrei nei campi di concentramento. Un misto di ideologia e di tecniche contribuivano a disumanizzare l'altro, che diventava sacrificabile. Adesso questo sforzo non è più necessario, l'avversario non lo vedi nemmeno, se ne occupano gli aerei, magari senza pilota, i nemici diventano sagome luminose, lontane, più simili a personaggi di un videogame che a esseri umani in carne e ossa.
Viviamo in un mondo di privazione sensoriale, dove gli stessi strumenti che dovrebbero metterci in contatto con l'altro finiscono per aumentare la distanza, come le mail e i social network.
Lo scenario che Zoja ci presenta è di una deriva, una perdita, che noi cominciamo appena a registrare ma che proviene da una lunga storia. La secolarizzazione della società, l'affermazione del diritto alla felicità, presente ad esempio nella Dichiarazione d'Indipendenza degli Stati Uniti d'America, hanno sdoganato il desiderio individuale che in un sistema capitalistico si esprime attraverso il possesso del denaro e dei beni, mettendo in competizione gli individui. “Ma gli uomini che competono hanno più difficoltà a essere prossimi”. I migranti in questo contesto diventano i principali nemici, che attentano alle nostre risorse. Ma senza l'esperienza del prossimo le considerazioni di buonsenso, circa la ricchezza prodotta dai migranti e lasciata sul territorio che li ospita, hanno poco o nessun peso.
È come se i concetti di fraternità, uguaglianza e libertà, che avevano guidato la rivoluzione francese, si fossero scissi invece di integrarsi. Sembra di sentire echeggiare la tesi di George Lakoff (non citato da Zoja) che in Libertà di chi? (Codice edizioni) mostra come si sia affermata un'idea di libertà intesa come libertà dai vincoli, dagli altri, dalle regole, contrapposta a un'idea di libertà come possibilità. Allargare le possibilità implica la presenza degli altri. Per gli individui non c'è possibilità di scelta se non cresce il livello culturale e la scolarità ad esempio. È un'idea di libertà che richiama alla responsabilità collettiva.
“L'incapacità di conciliare legame sociale e desiderio equivale sempre alla vittoria di quest'ultimo. La costruzione di un gruppo di uguali richiede una volontà continua, fatta di veglie, di noiosi aggiustamenti e rinunce: altrimenti come i miracoli si appiattisce in immaginette dopo l'apparizione iniziale. Il desiderio, invece, sopravvive da solo, anche nel più pigro, anche mentre dorme. La solidarietà conosce il sonno, il desiderio non dorme mai. Dioniso è un dio insonne” (p. 99).
Il '68 e i movimenti che seguirono non riuscirono, secondo Zoja, a cogliere la perdita di legame sociale che accompagnava il trionfo dell'individualismo. I manifestanti esprimevano nei confronti della polizia e dei benpensanti una alterità assoluta, traducendola in comportamenti sessualmente disinibiti ed estraneità all'altro, le rivendicazioni di diritti si separarono dai doveri e dalle regole. L'esito è stata la perdita dei legami che tengono insieme una società, dove diritti, doveri e valori permettono di riconoscere l'altro oltre le differenze.
In chiusura del libro Zoja si interroga sul valore di un gesto rivoluzionario come quello del buon samaritano che dona il suo mantello a uno straniero sconosciuto. Il salto morale di cui avremmo bisogno è paragonabile. È dubbio infatti che si possa amare ciò che è lontano, che basti conoscere per essere giusti.
L'altro è necessario, ed è soprattutto necessario che faccia attrito, che non sia un'immaginetta lontana a cui possiamo prestare un'attenzione svogliata guardando un telegiornale. La parabola del buon samaritano ci riporta a un'idea dell'altro come presenza e alla relazione come scambio. Il  mantello è il veicolo per creare un legame di reciprocità. Zoja chiude il libro con un'indicazione per il futuro molto importante e tutta da sviluppare.

Monday, September 15, 2014

About reasons to be a mover. Steve Paxton_SO TRUE





About reasons to be a mover. Steve Paxton.

"I think that one of the reasons I got involved in dance
is to finish my movement development.
Because I have a hunger to find,
and to finish,
and to explore,
to do essentially what babies do when they begin to move.
A hunger to find out more of what movement is or can be.
I think it provides a service to keep the search alive
in a culture,
which has engineered an environment which requires physical and sensorial suppression to exist in.
Most of the people who study dance aren’t ambitious to be dancers, in fact.
Or aren’t serious about that ambition.
I think they’re trying to complete physicality
that gets messed up by sitting for 12 years in school, or longer.
Essentially, urban civilization has cut off from movement and sensorial development which would occur in a natural environment.
I mean the sense of smell is leaving.
The sense of sight is rigidly controlled by readings,
by television,
by school,
by signage,
by words everywhere in the city.
In fact there are many kinds of of control or implicit visual message
about how to interact with the city.
Here there is more neon than nuance.
Food is advertised rather than hunted for.
Entertainment becomes divorced from ingenuity.
I’m not complaining because it is about 15,000 years too late to change direction.
I have found the cities very interesting places,
but when I return to the country I am struck by the difference in what is required by the senses.
It is appalling how we disuse the body.
Dance remind us about that.
Dance explores some of the physical possibilities.
Dance refocuses our focusing mind on very basic existence,
and time, space, gravity, open up to creativity.
This seems to me a reminder of nature, of our natures,
and as such it provides a service to us in our physical doldrums.
It is a wakeup call to deadened urbanites,
a stimulus, to work-habituated bodies,
a promise to developing children …
Even those country folk who cope with their natural environment
use their bodiies more and more often
fall into a routine and mold their bodies into tools
from which creativity has departed
dance will remind them of their feet, their spines, their reach
I think its good for us".

Steve Paxton









Estate Al Mare Scena esilerante di Gigi Proietti in La Signora delle Camelie




Krishnamurti - Is belief necessary at all? (1970)

Wednesday, September 10, 2014

Peacock Spider_AMAZING



I woke up this morning and watched this amazing dance.... I couldn't but smile, dance with it, and keep smiling and smiling. If you are a choreographer, or an artist, and are low in inspiration maybe this could help... It's all there, in nature!! It's all in us. Beauty is everywhere.

Enjoy the dance of love...

Stefania Supriya



Monday, September 8, 2014

Il segreto della sera_Work in progress by Stefania Supriya Calabrese. The Light, Philip Glass




Aquinnah, Martha’s Vineyard, 28 settembre, 2013

Meditazione sulla spiaggia. 6:10pm. Seduta davanti al sole al tramonto.


Il segreto della sera

Il segreto della sera
coi suoi caldi veli rosa arancio
la sua luce soave e chiara, la sua voce nostalgica.
È il saluto del sole che generoso fino alla morte 
manda la sera a ricoprire di segreto e mistero
pietra, sabbia, mare, arbusti, uccelli
viso, occhi, labbra, capelli, corpo 
cuore, anima, cervello.

È il saluto del sole che generoso manda la sera
col suo messaggio di chiusura e speranza.
Di rinascita. Di morte e rinascita.
Il mattino e la sera
l’alba e il tramonto.

E io aspetto. Aspetto paziente il calare del sole.
Il suo lento gioioso morire. Il suo inesorabile consumarsi giocoso. 


Aspetto e osservo meravigliata la natura in concerto,
in perfetta armonia intorno a me.
Testimone del distacco dell'amore. Potenza distruttrice e creatrice.
Testimone di una dimensione in cui non esiste divisione, 
ma solo unione. Accettazione. Abbraccio. 
La dimensione del necessario.
Consapevole di esserne parte, sorella misteriosamente distante.
È così forte, pregnante, esilerante,
invitante, rassicurante
che non posso che cedere e abbandonarmi,
perdermi e riconoscermi,
per un attimo spogliata di me,
parte di questo abbraccio.
Di questa danza, celebrazione dell'amore 
in cui risucchiata perdo identità
sollevata acquisto nuova forma
che non è me, non è me, non è me.
E trovo finalmente pace, conforto, nutrimento, unione. 
Amore. Che è morte dell'ego e resa all'infinito respiro.
Nel regno del buono e del bello. Che c'è. È.

Voglio morire così
gloriosa come il sole
sensuale e segreta come la sera.
Voglio amore e leggerezza
nelle mie piccole e grandi fini quotidiane.
Come il perpetuo glorioso bruciare del sole.


Copyright © 2016 Stefania Supriya Calabrese










Amor che move il Sol e l'altre Stelle...




The Jewish Theatre presents Ohad Naharin's GAGA



What is Gaga? Gaga is many many things. It's a lot about multi layer tasks. But maybe it's about strengthening our engine. It's a workout. It helps the users to identify their movements habits, and helps them to acquire new ones. It's about finding connection between effort and pleasure, where pleasure it's something like making sure you don't hurt yourself even in the most excruciating moments of effort, when you also connect to the idea of joy, of pleasure, and you take care of yourself just through this connection. It's about speed, it's about texture. It's about connection to our flesh, in a sense that we really feel the connection between our bones, our skin, and the flow of energy it's very very important. And this is not movement dependent. The idea of flow of energy, of how we say some traveling stuff. That we are aware of information that is going through our body, that enter our body and leave our body. Sometimes people, all of us, block this information, and when we block this information we create blockages, we create also atrophy, weakness, injuries. So becoming aware of the flow of energy when we move and when we don't move, it takes a lot about well being and longevity. Gaga is about longevity. It's a female force, it's not so much a macho force. Dowie makes you stronger.
The teacher gives you a safety net, a safety net to be insecure and enjoy yourself still. That's the all idea, that you come shy but you are not managed by your insecurity. Shy is a nice quality, nobody tells you not to be insecure. Insecure can still do great things, sometimes over confident actually can kill.






Batsheva Dance Company: 'It's about making the body listen'



Why we dance? I's a lot about listening to our body more than tell it what to do. It's about delicacy, it's about the scope of sensations, efficiency. And it can only come from putting the volume of the listening higher and higher. People can do amazing things with their bodies, but if they don't listen to their bodies, I call it dead flesh. It's a lot about the ability to acquire new habits, the ability to recognize our weaknesses, flow, information, availability. About connecting to our sensuality, to our passion. Connect to this act of  listening.

I like to connect effort to pleasure. Pleasure is the safety net that we don't hurt ourselves.
And When I talk about happy moments, I talk about moments of discovery, being really moved watching my dancers. We do it on a daily basis, we create wow moments for ourselves. We don't need to do much, because we can turn the volume of listening up and very delicate stuff become wild.

Gaga training and groove at Batsheva Ensemble

Tuesday, September 2, 2014

Richard Freeman Yoga: Making Backbending and Finishing Poses Feel Right_Gnam-good-fun



Ride the wave!
And remember to google the pubococcygeus muscle... good stuff.

A real gem. Dekalog I - Krzysztof Kieślowski [English Sub]






Una vera perla. Decalogo I (Dekalog, jeden_1989), Krzysztof Kieślowski [Italiano]



Decalogo I

« Io sono il Signore tuo Dio. Non avrai altro dio all'infuori di me. »
(Primo comandamento)


Dialogo del bambino col padre.  7-10:31

B. Se una persona muore all'estero, lo mettono lo stesso l'annuncio? 
P. Dipende. È a pagamento, se paghi lo pubblicano. 
B. Perchè la gente muore?
P. A seconda: di cuore, di cancro, d'incidenti, perchè si è vecchi.
B. No, ma io dico: che cos'è la morte?
P. La morte? Il cuore smette di pompare sangue. Niente sangue al cervello, e così tutto si blocca, è andata, fine. 
B. E che cosa resta?
P. Resta quello che uno ha fatto, e il ricordo di quello che ha fatto, e di lui. I ricordi sono importanti. Magari lo ricordi per il suo modo di saltellare, o perchè era buono. Ricordi la sua faccia, il sorriso, che gli mancava un dente davanti... Troppo presto P. che vuoi da me a quest'ora? Rimandiamo. 
B. È inacidito? 
P. È inacidito.
B. Lì c'è scritto: "Una prece in suffragio della sua anima". Non mi hai mai parlato dell'anima. 
P. È un modo di dire addio, l'anima non esiste. 
B. La zia dice che esiste.
P. C'è chi crede nell'anima per vivere meglio
B. Tu ci credi?
P. Io? A dire il vero non lo so. A che stai pensando? Cosa c'è?
B. Niente, è che... Ero così contento stamattina quando ho fatto quei calcoli, quando il piccione ha mangiato le briciole, poi andando al negozio ho visto un cane lupo morto. Mentre m'inginocchiavo mi è venuto un pensiero: "Perchè questo?! Che m'importa quanti minuti ci mette La signorina B. a raggioungere K.?! A che cosa serve?!
P. E dì, qual'era?
B. Quello con gli occhi gialli, stava sembre attorno ai bidoni, era sempre triste. Lo conoscevi?
P. Si.
B. Forse adesso sta meglio, eh?



Dialogo con la zia. 13:00-14:27



B. Io ho fatto un programma sai? E mamma mi ha scritto una lettera, dice quello che fa ora per ora. Io l'ho inserito nel computer e gli ho aggiunto anche la differenza di orario... ora sono le tre e trantatre.
Dorme.
Z. Adesso prova a chiedergli cosa sogna. Non lo sa... E tu lo sai cosa sogna la mamma?
B. No, non saprei.
Z. Ma è facilissimo: te.
P. Me?
Z. Certo che sogna te.
B. E certo, me.
B. E papa?
Z. Non lo so
B. Sai che cosa fa?
Z. Piu o meno
B. O dio...
Z. Che c'è?
B. Tra un po muoio di fame.



Dialogo con la zia. 16:06-19:29


Z. Lo riconosci?
B. Certamente. Lui è buono?
Z. Si. 
B. Intelligente?
Z. Si.
B. E pensi che lui sa perchè si vive?
Z. Penso di si.
B. Papà mi ha detto che si vive per facilitare la vita a quelli che verranno dopo di noi. Ha detto anche che non sempre ci si riesce. 
Z. Non sempre. Papà ha ragione. Vivere è la gioia di poter fare qualcosa per gli altri, poterli aiutare. Esistere. Vedi, è come quando fai una piccola cosa per qualcuno, ti fa sentire utile, e tutto poi diventa chiaro. Ci sono cose grandi e cose piccole. Oggi ti sono piaciuti i ravioli e io sono stata felice. Vivere è un regalo, un dono. 
B. Dimmi zia, papà è tuo fratello, vero?
Z. Certo, lo sai. Quello che tu mi vuoi chiedere è perche siamo diversi tuo padre e io? Siamo stati educati in una famiglia cattolica. Tuo padre era piu piccolo di te quando ha scoperto che molte cose si possono calcolare, misurare. E poi ha cominciato a pensarlo di ogni cosa. E da allora è rimasato di quest'idea. Certe volte magari non sarà del tutto convinto, ma non lo vuole ammettere. Certo appare più ragionevole il suo modo di vedere la vita, ma questo non significa che dio non c'è, anche per tuo padre. Capisci?
B. Non molto
Z. Dio esiste. È molto semplice se ci si crede.
B. E tu ci credi che dio esiste?
Z. Si.
B. Chi è, lo sai?
Z. Dimmi cosa senti adesso. 
B. Ti voglio bene.
Z. Esatto. E lui è in questo.